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29 settembre 2021

Quali sfide di circolarità per il settore degli imballaggi plastici

Il modello di economia circolare consiste nel progettare prodotti e servizi che non generino impatti ambientali negativi, nel valorizzare i materiali attraverso cicli multipli di utilizzo senza disperderne il valore residuo, nel rigenerare il capitale naturale estratto dal Pianeta e utilizzato dall’uomo. Allo stato attuale, il settore degli imballaggi in materie plastiche è invece basato su un modello principalmente lineare di produzione, consumo e dismissione (es. prodotti usa e getta) e per questo necessita di una trasformazione circolare per generare esternalità positive su ambiente e società, pur mantenendo la competitività del settore.

Le sfide da vincere, per raggiungere la circolarità del sistema, sono diffuse lungo tutta la filiera e richiedono collaborazione e dialogo fra le parti, gestibile tramite un approccio di innovazione aperta.

A partire dall’approvvigionamento di materie prime, la sfida principale consiste nel far fronte all’ampia accessibilità e diffusione a prezzo ridotto di materie prime vergini di origine fossile e dalle notevoli caratteristiche funzionali e, nel ricercare un’alternativa alla varietà di prodotti plastici ottenibili tramite processi industriali consolidati. Tale status quo rallenta lo sviluppo e la commercializzazione di materie prime più sostenibili, che siano bio-based, rinnovabili e/o recuperate da cicli di vita precedenti.

L’implementazione di modelli di riutilizzo è invece ostacolata dall’assenza di sistemi abilitanti applicati al settore (es. logistica inversa) e dalla mancanza di solidi modelli di business di successo che comportano un’alta percezione di rischio; in aggiunta, la necessità di avere un approccio al consumo diverso da parte degli utenti finali e le preoccupazioni sull’igiene e sulla sicurezza dei prodotti riutilizzati sono limiti non trascurabili.

La scalabilità di modelli di recupero a fine vita dei beni viene invece ostacolata da flussi di scarti contaminati e variegati, dai finanziamenti limitati per la raccolta dei rifiuti, dagli alti costi di separazione delle materie plastiche, dalla bassa maturità di tecnologie potenzialmente scalabili (es. riciclo chimico) e da un mercato globale di scambio delle materie prime seconde, ancora troppo frammentato e mutevole.  

Ulteriori aspetti bloccanti riguardano i ritardi legati alla definizione delle normative end-of-waste, la scarsa promozione di incentivi volti ad accelerare l’introduzione di materie prime seconde (riciclate e rinnovabili in fase di design di prodotto), la parziale considerazione delle esternalità negative generate in fase di produzione e commercializzazione, il fatto che la sostenibilità rappresenti un aspetto importante ma non prioritario nelle scelte dei consumatori.

Al giorno d’oggi si stanno facendo progressi su tutti questi fronti, grazie alla spinta delle normative definite soprattutto dall’Unione Europea e attraverso la collaborazione fra mondo accademico, imprese e istituzioni. Sarà sufficiente per assicurare la circolarità del sistema?

 

Fonti:

  • The new plastic Economy, rethinking the future of plastics (WEF)
  • Circular economy Action Agenda Plastics (PACE)
  • Breaking the plastic wave (EMF, Systemiq)