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01 luglio 2022

Le sfide del settore tessile, abbigliamento e moda

Le sfide che il settore tessile, abbigliamento e moda deve affrontare sono diffuse lungo tutta la filiera e richiedono collaborazione e dialogo fra le parti, gestibile tramite un approccio di innovazione aperta.

L’Europa sta sviluppando un framework di condizioni ed incentivi per migliorare la competitività, la sostenibilità e la resilienza del settore. Tra queste vi è la Direttiva 2018/849/UE, che obbliga gli stati membri a differenziare gli scarti di tessuti tessili entro 2025. L’Italia ha attivato l’obbligo di raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti già a partire dal 1° gennaio 2022, con un anticipo di 3 anni rispetto alle disposizioni internazionali.  Le sfide italiane nello smaltimento del settore tessile riguardano sia la produzione di scarti di pre-consumo (invenduto, scarti di produzione lungo la filiera), sia la gestione del post-consumo.  

La gestione del fine vita dei prodotti può essere organizzata secondo filiere semplici o secondo filiere complesse. Per le filiere complesse è istituita la cosiddetta Responsabilità Estesa del Produttore (Extended Producer Responsibility, EPR), secondo cui è il produttore che deve assumersi la responsabilità finanziaria e organizzativa per la gestione sostenibile dei rifiuti che derivano dai prodotti che lui ha immesso sul mercato.  Tali normative inducono le aziende ad attuare scelte strategiche mirate a ridurre il peso del Contributo Ambientale, introdotto con il regime EPR.   

Un altro esempio arriva dalla Francia, in cui la nuova legislazione del Parlamento ha introdotto l’obbligo di etichettatura ambientale per tutti i prodotti, con priorità sui tessuti e sugli abiti, includendo il «carbon score». Dal 2022, inoltre, è entrata in vigore la legge Anti Waste, che proibisce di distruggere la merce rimasta invenduta. Produttori e distributori con inventario invenduto sono tenuti a donarlo o riciclarlo, anziché incenerirlo o smaltirlo in discariche. Grazie alla legge Anti Waste, queste pratiche non sono più consentite, e le aziende si stanno adoperando per trovare soluzioni alternative, come programmi di ricondizionamento dei capi o lo sviluppo di siti di rivendita online.  

Anche gli investitori finanziari stanno volgendo la propria attenzione sulla ricerca e l’analisi di indicatori ESG come strumento di individuazione di rischi e opportunità di rendimento delle aziende. Numerosi indici di borsa connessi alle performance di sostenibilità sono sempre più rilevanti nella valutazione extra-finanziaria delle aziende.  

Un’altra fondamentale sfida che vede coinvolte le aziende del settore tessile e moda è la trasformazione digitale. I principali trend emersi in questo ambito riguardano la capacità delle tecnologie abilitanti di integrare tra loro tra macchine, persone, prodotti e sistemi informativi, e la implementazione della tracciabilità dei prodotti, resa possibile da tecnologie come la blockchain o i lettori RFID, in grado di seguire capi e tessuti lungo tutte le fasi di lavorazione e fornendo informazioni sulla loro provenienza. 

Infine, la scelta dei consumatori, in particolare delle generazioni emergenti, si sta allineando sempre più con le sfide di sostenibilità, guidando il cambiamento delle abitudini di acquisto e alzando le aspettative verso prodotti più sostenibili e nuovi modelli di consumo. Oltre all’attenzione alla sostenibilità e tracciabilità dei materiali, molti modelli circolari sono volti ad aumentare la vita utile dei capi, come il noleggio (product-as-a-service) e la vendita di vestiti di seconda mano (spesso tramite piattaforme online), offrendo grosse opportunità ai brand del settore moda e dai quali i consumatori riescono a trarre un beneficio sia economico che ambientale.