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25 giugno 2024

Il ruolo delle leve normative per abilitare la circolarità della risorsa idrica

Una gestione efficiente e sostenibile della risorsa idrica impatta, direttamente o indirettamente, su 10 dei 17 obiettivi SDG (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Questo è quanto emerge dalla quinta edizione del libro bianco “Valore Acque per l’Italia” pubblicato da Ambrosetti nel 2024, e rende evidente il ruolo prioritario e trasversale che la risorsa idrica ricopre nel processo di transizione che l’Europa sta attuando per garantirsi un futuro competitivo, resiliente e sostenibile.

Il piano Next Generation EU, definito dal Consiglio Europeo alla fine di luglio 2020 per supportare la crisi economica degli stati membri colpiti dalla pandemia, prevede una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro. Di questi, oltre 210 miliardi è stata destinata all’Italia che, a partire dalle linee guida stabilite nel piano Next Generation EU, ha elaborato un “pacchetto” nazionale di riforme e investimenti, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

La filiera estesa dell’acqua riveste un ruolo rilevante nell’allocazione dei fondi del Piano, con circa 7,8 miliardi di euro riconducibili ad azioni per una gestione più efficiente e sostenibile della risorsa idrica in Italia, distribuiti nelle seguenti aree di intervento:

  • Gestione del rischio alluvione e riduzione del rischio idrogeologico: Fondi destinati soprattutto ai territori più a rischio, con lo scopo di ridurre gli interventi di emergenza, sempre più necessari a causa delle frequenti calamità climatiche, e intervenire in modo preventivo. 
  • Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico: potenziamento, completamento e manutenzione straordinaria di infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura idrica primaria in tutto il Paese per migliorare la qualità dell'acqua e garantire la continuità dell'approvvigionamento 
  • Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle stesse: realizzazione di almeno 45.000 km di nuove reti per la distribuzione dell’acqua potabile e riduzione delle perdite idriche, soprattutto nel Mezzogiorno, introducendo sistemi di controllo avanzati e digitalizzati che permettano una gestione ottimale delle risorse, riducendo gli sprechi e limitando le inefficienze.
  • Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo: rendere la disponibilità di acqua per l'irrigazione più stabile nel tempo supportando una maggiore resilienza dell'agroecosistema ai cambiamenti climatici e alle ondate di siccità tramite la conversione degli attuali sistemi di irrigazione con sistemi di maggiore efficienza che utilizzano tecnologie innovative e consentono di ridurre le perdite e di contrastare il prelievo illegale delle acque nelle aree rurali.
  • Investimenti in fognatura e depurazione: completamento di infrastrutture di fognatura non ancora ultimate e realizzazione di nuovi impianti di depurazione seguendo il modello “fabbriche verdi”, così da consentire il recupero di energia e fanghi e riutilizzare le acque di scarico depurate per scopi industriali o irrigui.
  • Monitoraggio e previsione dei cambiamenti climatici: sviluppo di un sistema di monitoraggio che consenta di individuare e prevedere i rischi sul territorio, in particolare quelli idrogeologici, mettendo a punto efficaci piani di prevenzione e adeguati strumenti di pianificazione territoriale.
  • Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini: azioni per contrastare il degrado degli ecosistemi mediterranei e recuperare almeno il 20% dei fondali e degli habitat marini nelle acque italiane entro il 2026, favorendo la sostenibilità di attività fondamentali come la pesca, il turismo, l’alimentazione e la crescita blu.

In linea con le disposizioni generali dell’unione europea e con le azioni messe a piano nel PNRR, nel 2023 è stato approvato il Decreto Siccità, nel quale vengono confermate le misure su fanghi di depurazione, impianti di desalinizzazione, riutilizzo delle acque reflue depurate ad uso irriguo, nonché le sanzioni per l’estrazione illecita di acque e per gli inadempimenti nell’ambito delle attività di esercizio e manutenzione delle dighe.

Parallelamente a risorse e personale qualificato, da quanto emerge da uno studio condotto da REF ricerche, in Italia rimane fondamentale rafforzare il ruolo di gestione e controllo da parte degli enti preposti, continuando a spingere affinché il sistema idrico integrato (introdotto con la Legge n. 36 del 5 gennaio 1994, nota come "Legge Galli", che prevede un insieme coordinato di servizi di captazione, adduzione, distribuzione, raccolta e depurazione delle acque) copra l’intero territorio nazionale.

In conclusione, la gestione delle risorse idriche in Italia rappresenta una sfida complessa e multidimensionale, cruciale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Solo attraverso un approccio integrato e coordinato sarà possibile garantire una gestione sostenibile e circolare delle risorse idriche, capace di supportare la competitività, la resilienza e la sostenibilità del Paese nel lungo termine.