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05 giugno 2023

L’economia circolare nel settore dei trasporti: percorsi ed esempi concreti

L’economia circolare rappresenta una strategia fondamentale per rispondere alle sfide climatiche, normative e di approvvigionamento del settore dei trasporti del futuro. Non sorprende, quindi, che molte grandi aziende del settore “automotive” abbiano intrapreso da tempo percorsi di transizione circolare nei processi produttivi e modelli di vendita, attraverso processi che coinvolgono l’intera filiera produttiva e portano alla nascita di nuovi ruoli, responsabilità, partnership e servizi offerti ai clienti.

In questo contesto, i quattro principali macro-percorsi di trasformazione circolare delle aziende prevedono:

  • La decarbonizzazione energetica, con il passaggio completo alle fonti di energia rinnovabile nella fase di produzione e utilizzo dei prodotti; 
  • La circolarità dei materiali tramite l’utilizzo del 100% di materiali riciclati o rinnovabili, e la ri-lavorazione a fine vita;
  • L’estensione della durata di veicoli e componenti mediante soluzioni di manutenzione predittiva o progettazione orientate a una più facile riparazione del prodotto;
  • L’ottimizzazione della capacità disponibile tramite, ad esempio, piattaforme di car-sharing che consentono l’uso di uno stesso veicolo da parte di più utenti.

Le nuove offerte e i fattori di competitività dei grandi gruppi industriali

Tra i grandi gruppi industriali che prima di altri hanno saputo posizionarsi rispetto a queste macro-azioni, individuando per tempo i fattori di competitività su cui investire, il caso di Renault merita un approfondimento: l’azienda offre oggi veicoli realizzati con componenti meccaniche rigenerate, con garanzie pari al nuovo e a costi inferiori del 40 per cento rispetto a ricambi nuovi. La produzione di parti rigenerate di Renault, infatti, utilizza mediamente l'80% in meno di energia, l'88% in meno di acqua, il 92% in meno di sostanze chimiche e genera il 70% in meno di rifiuti rispetto alla produzione di una parte nuova equivalente. Renault offre, infine, anche accordi di leasing delle batterie per i propri veicoli elettrici, in modo da assicurare al cliente una riduzione dei costi iniziali e sfruttare il riciclo delle batterie a fine vita.

Degna di nota l'iniziativa Stellantis, la holding multinazionale olandese, ha annunciato l’attivazione a Torino del primo Hub di Economia Circolare del Gruppo. L’iniziativa ha l’obbiettivo di promuovere un modello di business sostenibile, fondamentale nella strategia di decarbonizzazione dell’azienda, che ha dichiarato di voler azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2038. A tal proposito è stato creato un project team dedicato che inizierà ad operare nell’impianto implementando tre principali attività: rigenerazione di componenti (motori, cambi, batterie ad alto voltaggio) per prolungarne la vita utile e offrire un’alternativa sostenibile e accessibile senza compromettere la qualità; ricondizionamento dei veicoli, per reimmettere i veicoli sul mercato dell’usato; smontaggio di veicoli a fine ciclo vita, per il recupero di componenti originali in buone condizioni o di materiali destinati al riciclo. 

La Circular Economy business unit ha l’obiettivo di generare oltre 2 miliardi di euro di ricavi entro il 2030, quadruplicando i ricavi derivanti dall’estensione della vita utile di componenti e incrementando di 10 volte, rispetto al 2021, i ricavi ottenuti dal riciclo.

In Germania, l’azienda a conduzione familiare Hetzel rigenera le trasmissioni automatiche delle auto, mentre negli Stati Uniti Ford utilizza gli scarti dei chicchi di caffè di McDonald's per produrre parti di automobili in plastica rinforzata. Nel Regno Unito, infine, anche Land Rover ha introdotto un programma di recupero e riciclo dell'alluminio.

Sono quindi sempre di più i produttori che stanno adottando pratiche circolari e generando benefici reali non solo dal punto di vista ambientale, ma soprattutto economico. A cambiare infatti, non solo i materiali o i singoli processi di produzione, ma anche interi modelli di business innovativi: soluzioni di “Mobility-as-a-service” stanno già influenzando l'industria automobilistica tradizionale, con l'ascesa di Uber, Lyft e servizi come ShareNow e Renault Mobility, che consentono di noleggiare auto a minuti o per l'intera giornata attraverso un’app self-service. Le piattaforme digitali, sempre più intuitive e facilmente accessibili dagli smartphone, semplificano la diffusione di questi modelli di servitizzazione, accelerando il cambio di paradigma da un mercato incentrato sulla vendita del “prodotto veicolo” all’offerta di un “ecosistema di servizi” altamente flessibili e personalizzati.

In conclusione, è evidente come l’intero settore  automotive stia drasticamente evolvendo, spinto da un quadro normativo sempre più attento ai macro-trend globali e da abitudini di consumatori sempre più sensibili alle questioni ambientali. L’innovazione tecnologica agevola questa trasformazione supportando gli operatori di settore che - attraverso l’ottimizzazione della propria catena produttiva e l’esplorazione di nuovi modelli di business circolari - adottano soluzioni che consentono di diminuire l’impatto ambientale e rimanere competitivi sul mercato. Un processo, quest’ultimo, che richiede un approccio sistemico e coinvolge ogni fase della catena del valore, rendendo necessario lo sviluppo di strategie con un orizzonte temporale – almeno - di medio-lungo termine.